Una soluzione IoT afferisce a diversi domini tecnologici, ognuno con le proprie peculiarità e con le proprie regole, esplicite e implicite. Così, lo specifico progetto deve confrontarsi quotidianamente con gli aspetti legati all’Hardware, che può contare su processi maggiormente collaudati e predittivi, al Software, dove la complessità e il cambiamento sono all’ordine del giorno, e con il mondo del Cloud e dei Big Data, con le proprie regole e i propri elementi di rischio.
Oggi, tipicamente, la realizzazione di una soluzione ibrida, hardware e software, avviene in modo parallelo per poi sincronizzarsi in un determinato momento e dare il via alle successive fasi di integrazione e test.
Si tratta di un approccio che sposa la logica della Big Bang Integration e che soffre di diversi problemi critici:
- l’efficienza di sviluppo è fortemente penalizzata, poiché i diversi team non comunicano costantemente tra loro e non condividono il know-how e gli elementi di forza e debolezza;
- i problemi vengono alla luce solo in una fase avanzata di realizzazione della soluzione, con costi di fix elevati, soprattutto per la componente hardware;
- la soluzione finale spesso contiene un compromesso qualitativo a ribasso, dettato dalla necessità di consegnare la soluzione in tempo e basato su workaround software laddove i vari componenti non si integrino perfettamente.